Dal romanzo di Orio Vergani “Io, povero negro”
con Andrea Facciocchi
e Laura Ferrari
assistente alla regia: Roberta Arato
drammaturgia e regia: Michela Blasi
Extramondo – Teatri 90 (Milano, 2004)
primo round – prima assoluta
Il romanzo di Orio Vergani si ispira a un memorabile match del 1922.
George Carpentier, il mitico campione del mondo, l’idolo del ring, l’uomo nuovo della boxe, giunto atleticamente alle soglie dell’impossibile; incontra Battling Siki, un povero diavolo, un oscuro pugilatore nero, noto più che altro perché la notte passeggiava per le strade di Montmatre con un leopardo al guinzaglio.
L’importante autore milanese (anche drammaturgo, fotografo e prolifico giornalista) traccia in un linguaggio sorprendentemente moderno questo “poema negro, la storia di un boxeur di colore, dalla stupefatta giovinezza d’Africa alle scaltre esperienze d’Europa. La civiltà attanaglia ed uccide l’innocente e feroce animo del selvaggio”. Così recita una locandina dell’epoca (1929) della presentazione del libro.
Extramondo presenta in anteprima a “Teatri dello Sport” una prima tappa del suo lavoro su questa affascinante storia di vita e di boxe. Lo studio riguarda in particolare l’ultima parte del romanzo, quando il pugile di fantasia, il povero negro Geo Boykin si trova a sfidare il campione del mondo.
Diretti da Michela Blasi, tra musica e immagini ispirate agli anni ’20, Andrea Facciocchi e Laura Ferrari raccontano e interpretano l’elettrizzante vicenda, metafora della vita e del teatro: mostruosa bellezza, scientifica folgorazione, naturale artificio…
Sono gli incontri che decidono della nostra vita.
Hanno il potere di spostarci dalla nostra traiettoria, modificare la storia e il destino.
Gli incontri sono scontri, schermaglie, finte, delusioni, innamoramenti.
Colpi da k.o. che diamo e riceviamo ma che non possiamo “prevedere”.
Colpi che disegnano un arco, quello delle nostre esistenze.
Il combattimento per sentirsi vivi. Ciò che siamo contro ciò che vorremmo essere.
Un pugile, quando sale quei tre gradini, trema come un uomo che sa che il primo di cui avere paura non è l’avversario ma sé stesso.
E come un attore deve “ricordare” la sua parte ma anche dimenticarsene, per dare il meglio in ogni performance.
Geo lo sa, ma per uno strano scherzo del destino – o forse semplicemente perché era lì in quel momento – cambia il copione, ribalta le regole.
Un colpo da k.o., qualcosa di imprevedibile perché non siamo padroni del nostro futuro ma solo del presente, del qui e dell’ora.
Nulla può il biondo francese pluricampione del mondo.
Geo ha deciso ora di essere una quercia nel vento.
…nove … dieci… Out!